Analizziamo in questo articolo la rigenerazione urbana cercando di capire, alla luce dei nuovi investimenti che riguardano il nostro territorio e in particolar modo il centro storico di Cosenza, alcuni degli errori e dei luoghi comuni più frequenti nella sua applicazione.
Cominciamo con definire il concetto di rigenerazione urbana:
La rigenerazione urbana spinge a riqualificare uno spazio urbano attraverso una serie di azioni burocratiche e strutturali volte a renderlo più sostenibile, funzionale e inclusivo.
Ma quali sono gli obiettivi della rigenerazione urbana? E soprattutto che cosa porta a mettere in atto dei piani di recupero per aree degradate o in disuso?
Centri storici, aree dismesse, quartieri residenziali e periferie sono il cuore della rigenerazione urbana che, tra gli anni ’70 e gli anni ’80, ha preso piede anche in Italia consolidando iniziative volte a rilanciare il paesaggio urbano sia dal punto di vista culturale che economico e sociale. Un intervento che coinvolge gli enti locali, gli utenti e gli operatori che vivono, lavorano o semplicemente popolano aree dal potenziale infinito ma il più delle volte inutilizzato a causa di una progettazione avvenuta senza un vero processo pre-creativo.
Un processo di rigenerazione può avvenire in diversi modi, per esempio:
- Implementando interventi di recupero a livello di infrastrutture e di servizi;
- Limitando il consumo di determinati territori in una città;
- Dando nuova vita a spazi urbani da destinare ai cittadini e alle attività sociali.
Migliori condizioni urbane si traducono in un benessere diffuso, che potrà solo avere conseguenze positive in termini sia sociali che ambientali. Ma attenzione ai luoghi comuni e agli errori che si commettono. Ad esempio:
Confondere la rigenerazione urbana con la riqualificazione edilizia. La rigenerazione urbana non si limita a intervenire sulle strutture fisiche, ma coinvolge anche gli aspetti sociali, economici, culturali e ambientali di un’area.
Pensare che la rigenerazione urbana sia solo una questione di grandi città. Anche i piccoli centri possono beneficiare di progetti di rigenerazione urbana che valorizzino il patrimonio storico, culturale e naturale.
Trascurare il coinvolgimento della comunità locale. La rigenerazione urbana richiede una partecipazione attiva e inclusiva dei cittadini, delle associazioni, delle imprese e delle istituzioni che vivono e operano nell’area interessata.
Ritenere che la rigenerazione urbana sia solo una spesa e non un investimento. La rigenerazione urbana può generare benefici economici, sociali e ambientali sul lungo periodo, come la creazione di occupazione, la riduzione delle disuguaglianze, il miglioramento della qualità della vita e la tutela del clima.
Uno degli errori più comuni è quello di non avere una visione strategica e integrata del progetto di rigenerazione urbana, che tenga conto delle diverse dimensioni (fisica, sociale, economica, culturale, ambientale) e degli attori coinvolti (pubblici, privati, sociali). Questo può portare a interventi frammentati, inefficaci o incoerenti con le esigenze e le potenzialità dell’area. Esempio clamoroso il caso della Fiera di Milano, che ha lasciato un’area vuota e isolata nel cuore della città poi utilizzata per un breve periodo come ospedale Covid durante la pandemia ed ora in una situazione di stagno.
Un altro errore è quello di non monitorare e valutare gli impatti del progetto di rigenerazione urbana, sia durante che dopo la sua realizzazione. Questo può impedire di verificare il raggiungimento degli obiettivi prefissati, di correggere eventuali criticità o deviazioni, di rendicontare i risultati e di apprendere dalle esperienze. Come ad esempio il caso della Zona Franca Urbana di Napoli, che non ha prodotto i risultati attesi in termini di sviluppo economico e occupazionale.
Un terzo errore è quello di non comunicare adeguatamente il progetto di rigenerazione urbana alla comunità locale e agli altri stakeholder interessati. Questo può generare scarsa informazione, partecipazione e consenso, oltre che perdere l’opportunità di valorizzare il progetto e di creare una narrazione positiva dell’area. Come ad esempio il caso della Nuova Darsena di Genova, che ha suscitato critiche e proteste da parte dei residenti e degli operatori portuali.
Come ovviare agli errori anche in corso d’opera?
Per prima cosa è importante avere una flessibilità e una capacità di adattamento al cambiamento. Questo significa essere in grado di rivedere e modificare il progetto di rigenerazione urbana in base ai feedback, alle criticità e alle opportunità che emergono durante la sua realizzazione. Alcune possibili azioni per ovviare agli errori in corso d’opera sono:
- Raccogliere e analizzare i dati relativi agli impatti del progetto di rigenerazione urbana sulle dimensioni ambientale, sociale ed economica, utilizzando indicatori e strumenti adeguati.
- Coinvolgere e ascoltare la comunità locale e gli altri stakeholder interessati, attraverso processi partecipativi, consultazioni pubbliche e comunicazioni efficaci.
- Identificare e risolvere le criticità che ostacolano il raggiungimento degli obiettivi prefissati, attraverso azioni correttive e preventive.
- Sfruttare le opportunità che si presentano durante la realizzazione del progetto di rigenerazione urbana, attraverso azioni innovative e creative
In conclusione l’attività di rigenerazione urbana è un sistema complesso di azioni dove la partecipazione degli attori locali è imprescindibile e sulla quale si deve lavorare con più forza, almeno alle nostre latitudini. Si possono certo commettere degli errori nello sviluppo dei progetti ma, come sta accadendo nel nostro territorio, è ancora possibile trasformare gli stessi in lezioni per migliorarsi e indirizzare le risorse in una sempre più consapevole attività di collaborazione. A buoni intenditori poche parole. 🙂