Blane De St. Croix, nato nel 1954 a Boston, è uno degli artisti più radicali della scena contemporanea americana. Scultore, esploratore e costruttore di paesaggi, il suo lavoro nasce da un continuo confronto con il terreno fisico e politico del nostro tempo. Ogni sua opera è una sezione di mondo, una porzione di territorio ricostruita e ridisegnata per svelare i conflitti nascosti nella geografia.
Dopo gli studi al Massachusetts College of Art e alla Cranbrook Academy of Art, De St. Croix ha sviluppato un linguaggio scultoreo unico: paesaggi sospesi, stratificati, che uniscono materiali naturali e industriali, rilievi e miniature, documentazione scientifica e immaginazione plastica. Le sue opere non rappresentano il paesaggio — lo incarnano, lo sezionano, lo mettono a nudo.

Un’estetica della crisi
De St. Croix è noto per le sue installazioni monumentali che affrontano temi legati ai cambiamenti climatici, ai confini, all’estrazione mineraria e alle tensioni ecologiche globali. La sua ricerca parte spesso da viaggi sul campo: dalle distese ghiacciate dell’Artico ai deserti del Gobi, dai confini tra Stati Uniti e Messico alle saline del Golfo Persico.
In opere come Broken Landscape, una ricostruzione lunga decine di metri della frontiera tra Stati Uniti e Messico, il paesaggio diventa metafora della divisione politica e culturale. In Dead Ice e Cold Front l’artista traduce la crisi del permafrost e lo scioglimento dei ghiacci in forme scultoree che evocano insieme bellezza e disastro. L’imponente installazione Horizon, realizzata per la NYU Abu Dhabi Art Gallery, trasforma il deserto salato in un atlante della fragilità ambientale, dove la materia stessa si corrode e muta.

Arte, scienza, territorio
Il lavoro di De St. Croix nasce da una stretta collaborazione con climatologi, geologi e attivisti ambientali. L’artista osserva, misura, registra, poi traduce i dati in paesaggi scolpiti: sculture che non rappresentano, ma documentano una condizione del mondo. La sua è una pratica che unisce estetica e geografia, arte e scienza, denuncia e contemplazione.
Attraverso l’uso di materiali di recupero, di processi industriali e di tecniche di modellazione topografica, le sue opere rivelano la complessità ecologica e politica del territorio contemporaneo. Ogni installazione è un ambiente totale, immersivo, in cui lo spettatore si trova di fronte alla fisicità del cambiamento climatico e alla responsabilità collettiva nei confronti della Terra.

Un artista del paesaggio radicale
Blane De St. Croix appartiene a quella linea di artisti che hanno trasformato la landscape art in un linguaggio di resistenza. Le sue sculture sono frammenti di un pianeta in mutazione, miniature di catastrofi, modelli di un equilibrio perduto. Nella sua opera convivono l’urgenza ecologica e la precisione formale, la potenza della denuncia e la delicatezza della rappresentazione.
In un’epoca in cui il paesaggio è diventato un campo di battaglia simbolico e reale, De St. Croix costruisce un’arte che non si limita a osservare: scava, misura, attraversa, denuncia. I suoi paesaggi non sono più sfondi, ma protagonisti.


