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Smart city : Smart People? – Prima parte

“Sbatti il mostro in prima pagina” e  “macchina fango”, sono locuzioni usate nel linguaggio giornalistico.
Il primo deriva dal titolo di un film di Bellocchio e interpretato da Gian Maria Volontè dove si mette in evidenza il legame tra stampa, politica e polizia. Nel film un giornale manipola l’informazione pubblica per indurre nei lettori una precisa reazione.
La seconda locuzione, entrata nell’uso comune della lingua italiana, indica un gruppo di pressione volto a delegittimare, ledere l’onore e la credibilità di chi si considera avversario.

Queste due espressioni echeggiano prepotentemente nella mia testa, da due giorni a questa parte, dopo una serie di post e pubblicazioni sul brutto incendio del 19 agosto su corso Telesio a Cosenza.
Un’azione dolosa, come hanno ultimamente confermato le indagini della polizia, che ha ucciso uomini e distrutto parte del patrimonio storico della città.

C’è da premettere che non sono un giornalista, ma un blogger che si occupa d’arte, con non poche difficoltà, da circa dodici anni.
Dico a fatica perché, seppur l’interesse verso l’arte è una costante nel mio quotidiano lo stesso si scontra, con la stessa frequenza, con una realtà territoriale piuttosto contrastante e sempre pronta a legittimare l’espressione evangelica nemo propheta in patria

Ma ritornando nel merito della tragedia accaduta ormai più di dieci giorni fa, la mia prima reazione fu di rabbia cieca e da blogger accanito, da “postatore” seriale ho intrapreso sin da subito a scrivere sui social per mettere in risalto la mia opinione sui fatti, concentrandomi con acredine sia sulla questione culturale  e sia sullo stato di abbandono  in cui versa il centro storico della città in cui vivo, uno status che dura da ormai troppo tempo.

Mi rendo conto di aver sparato a zero sia sul comitato  Piazza Piccola, che lavora con costanza sulle problematiche della città vecchia,  e  su chi si è trovato coinvolto nella vicenda, il signor Roberto Bilotti proprietario dell’abitazione adiacente a quella nella quale trovarono la morte i signori Noce.

E da qui la “macchina del fango”,  ha avviato una serie di attacchi sulla figura Bilotti, sul suo presunto titolo nobiliare, sulle sue competenze e sulla sua famiglia. Attacchi ai quali inizialmente, in maniera non diretta, ho dato il mio contributo. Sfiorando il gossip, con argomenti che nulla hanno a che fare con l’arte e ancor di meno con l’argomento  centrale, il centro storico e la sua decadenza.

La “macchina del fango” ha poi ripreso la sua attività  a pieno ritmo fino a rendere Bilotti il capro Espiatorio di tutta la drammatica faccenda. Una gogna mediatica che lo vedrebbe addirittura corresponsabile del rogo. A questo punto mi ritiro e prendo le distanze dal “giudice inquisitore” della solita banda di pseudo intellettuali, scrivani che a tutti i costi vogliono “sbattere il mostro in prima pagina”. Alt!

Intanto ieri mattina ho ricevuto la telefonata di Roberto Bilotti.

R.B: L’architetto De Rose?
F.P.D: Si!?

Amici, Romani, compatriotti, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo.
Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di Cesare. Il nobile Bruto v’ha detto che Cesare era ambizioso: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Cesare ne ha pagato il fio.

…  Continua: seconda parte

N.B. - L'immagine che introduce l'articolo non è stata scelta a caso


Francesco De Rose

Architetto, designer e animatore de "lacentraledellarte.org".

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