©AutonomeForme/GrupoAranea
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A che punto siamo con il progetto di rigenerazione delle Saline Ioniche (RC)?

I progetti ci sono ma, come possiamo osservare spesso per essere attivi passano deggli anni e non se ne sente più parlare.

Nel 1816 Saline Joniche fu annessa insieme a Fossato Jonico al comune di Montebello Jonico.

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Negli anni ’70 e ’80, l’area di Saline Joniche fu al centro di un importante processo di sviluppo industriale ed infrastrutturale che portò alla realizzazione del complesso industriale della Liquichimica Biosintesi, di un porto industriale e dell’ Officina Grandi Riparazioni delle Ferrovie dello Stato.

L’esperienza industriale di Saline Joniche però ebbe una durata breve e molto limitata: la Liquichimica fu chiusa pochi mesi dopo l’inaugurazione a causa della pericolosità dei mangimi prodotti, l’Officina Grandi Riparazioni fu chiusa all’inizio degli anni 2000, ed il porto (di fatto mai veramente attivo) è stato danneggiato da una violenta mareggiata, ed è attualmente ostruito da un imponente banco di sabbia.

Nei pressi dell’area della Liquichimica sono presenti due laghetti che costituiscono un’oasi naturale utilizzata per la sosta da molti uccelli migratori (principalmente folaghe, anatre, aironi cenerini e cavalieri d’Italia, e talvolta anche fenicotteri rosa). A causa della sua importanza in quanto habitat naturale che garantisce il mantenimento della biodiversità, tale oasi è stata inserita dall’Unione europea tra i Siti di Interesse Comunitario.

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Nel 2012 la Provincia di Reggio Calabria ha indetto un concorso volto alla riqualificazione del frontemare di Saline Joniche e la realizzazione di un parco naturale: il progetto vincitore[note]Il recupero delle Officine Grandi Riparazioni e le energie attivate dalla rinascita di Pentadattilo si integrano con i processi di rigenerazione del waterfront e creano una trama unica che si innerverà in tutta l’area favorendone la rinascita, l’attrattività ed una nuova e duratura sostenibilità sociale, economica ed ambientale caratterizzata da nuovi usi solidali ed ecologici.

Location
Italy – Reggio Calabria
Designers
Grupo Aranea, Marco Scarpinato, AutonomeForme, Giuseppe Guerrera, Lucia Pierro
Project Year
2012
Collaborators
Aleksandra Duczmal, Andrés Llopis Pérez, Roberto Carrasco Cañizares, Beatriz Segura Ros, Paul Cetnarski, José Javier Botí Sarrió, Ana Ybarra Arias , Beata Targosz

Sustainability
Marta Chico Garcia

Consultants
Anna Pont Solbes (Biologia Ambientale),
Fanny Bouquerel / Amunì – Paris-Palermo (Esperta in programmi europei),
Nadia Spallitta (Esperta in Diritto e Legislazione Urbanistica),
Valentina Guagenti (Analisi dei costi), Alberto Ferrari (Valutazione di Impatto Ambientale)[/note] prevede un intervento su di un’area di oltre 170 ettari posta lungo 8 km di costa, con la realizzazione di un parco scientifico, di un incubatore per imprese dedicate alla green economy e di un grande vivaio.
Infine, nei fondali marini di Saline è stato individuato il relitto della Laura C, nave mercantile adibita a scopi militari durante la II guerra mondiale.

AutonomeForme ha sviluppato un lavoro di ricerca e progetto basato sulla relazione tra architettura e paesaggio, sulla riattivazione delle Z.T.A. (Zone Temporaneamente Abbandonate) e sul recupero di aree industriali dismesse, elaborando una metodologia di lavoro basata sul progetto di una “architettura a volume zero” che permette di recuperare quelle così dette “cattedrali nel deserto” che, a causa dello sconsiderato processo di industrializzazione che ha stravolto il nostro paese, sono state disseminate in Italia ed in particolar modo nelle regioni del Sud.
Nel caso della Sicilia, questo sistematico attentato al patrimonio storico ambientale ha interessato soprattutto le aree di bordo dell’isola occupando aree di particolare pregio come quella di Gela, Siracusa e Messina. Luoghi che sono accomunati da un medesimo destino in cui convivono la devastazione ambientale e sociale, lo spreco delle risorse e la creazione di nuove povertà. Il progetto di ricerca, interrogandosi sul fallimento occupazionale e sullo stravolgimento dei contesti naturali ed antropici causato dall’inserimento di queste “cattedrali nel deserto”, ha posto in essere una serie di strategie processuali e metodologie basate sulla rinaturalizzazione controllata dei luoghi e sul recupero delle aree industriali dismesse come luoghi in cui accogliere nuove forme di socialità, produzione sostenibile e creatività.

Pare che questo progetto ancora non abbia preso forma dopo oltre nove anni dall’esito del concorso indetto dalla regione.

alcuni riferimenti da https://onnoffmagazine.com

 

SalineJoniche: Le Officine Grandi Riparazioni ©AutonomeForme

 

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