Concorsi di architettura in Italia una chimera. Figurati a Cosenza.

Ci sono momenti del percorso di una carriera professionale, come quella dell’architetto, che ti portano a pensare, ma che xxxxx me l’ha fatto fare? O per meglio dire, avrei potuto fare altro nella vita, qualcosa di diverso da una professione che nel mio paese, l’Italia, è corrotta più di tante altre, e non trova spazio se non hai alle spalle una lobby o una “famiglia”. Dove la meritocrazia è casalinga, si tramanda.
Avevo deciso di andare avanti per la mia strada seppur tutta in salita, senza immischiarmi nelle polemiche e nelle solite querelle che scaturiscono spesso dalle frustrazioni e dal malessere esistenziale  e anche, lo devo ammettere, per paura di poter in qualche modo compromettere la mia già precaria carriera toccando la suscettibilità di qualche “potente” (sensata vigliaccheria).
Ma poi all’improvviso un post su Facebook mi ha convinto a dover, purtroppo, rivedere le mie posizioni.

Il post in questione è stato pubblicato dal sindaco di Cosenza, l’architetto Mario Occhiuto. In bella mostra le foto (che pubblichiamo in cima a questo articolo) di un ombreggiatore che come recita il post sarà parte dei “… nuovi arredi/installazioni funzionali per piazza Bilotti”.
Ora al di là del valore estetico che gli ombreggiatori possono avere o no (ne discuteremo magari in un altro post),  mi son venute  in mente le seguenti domande:
Chi ha progettato questi arredi?
E soprattutto, come il progettista ha ottenuto l’incarico?
Opera urgente? Vista l’imminente arrivo dell’estate probabilmente si.

In Italia e quindi, figuriamoci nella nostre regione, dove la burocrazia è l’arma più potente contro l’efficienza e la democrazia, i concorsi sono evitati. Salvo pochissimi esempi come l’ammirevole  bando sulla rigenerazione urbana del centro storico di Soverato , o qualche grande opera , vedi quella dell’alta velocità di cui i bandi sono stati pubblicati decenni fa, in Italia è costume nazionale evitare il confronto, evitare le gare oneste, evitare il lecito sfiorando l’illecito, spesso anche in maniera arrogante.
La questione non trova luce, e l’architettura sembra rimanere sempre all’ultimo posto nelle agende dei governi di questo paese. Con l’Architettura imbrigliata nelle maglie del project financing molti architetti sono a spasso.
Gli amministratori locali d’altronde, senza una legge che definisca e dia forza al confronto e alla meritocrazia, che possono fare? Evitano le rotture di una noiosa e ingarbugliata pratica democratica come quella di bandire concorsi, soprattutto gli inutili concorsi d’idee*.Rottura di balle? Costi elevati? Perché? Beh! dando una risposta a queste domande si rischia di cadere nella retorica rischiando persino di ricevere qualche insulto, se non di peggio.
Anche  il sindaco Occhiuto  sembra essere in linea a tale pratica. Come nel caso degli ombreggiatori, e non solo. BocsArt, Illuminazione pubblica, Piazza Santa Teresa e via dicendo.
Eppure l’architetto/sindaco, durante la campagna elettorale delle ultime amministrative, ha spesso urlato alla folla che sarebbe stato il sindaco di tutti. Ma naturalmente, questo lo suppongo io alla luce dei fatti, tranne dei suoi colleghi e degli artisti cosentini.
Forse son malpensante, e qui non mi voglio appellare ad un vecchi detto sarebbe facile, vedremo però come andrà a finire questo “rinascimento” in salsa Mario Occhiuto. Ponendoci sempre alcune domande.
Come mai si è scelto Giuseppe Gallo per le sculture su piazza Bilotti? Perché Bilotti assieme al sindaco non bandiscono un bel concorso per scegliere gli artisti da inserire nel MAB?
Non si tratta forse di un bene di tutti, un bene pubblico?
Come si sono scelti i vari direttori artisti e i curatori di musei e teatri?
Quali le formule e i criteri di scelta nei piani di sviluppo della città ?
La cosa più grave è che buona parte dei colleghi miei e del sindaco preferiscono mantenere la testa nel sacco, fanno finta di niente sperando nelle briciole che potrebbero cadere dal sacco.

Poi scatta la scintilla che mi fa incazzare, quel paradosso che ti fa nuovamente domandare: ma che xxxxx me l’ha fatto fare? Eccolo:

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Un cittadino dopo aver visto le foto del nuovo arredo, come commento al post del sindaco, pone una domanda critica sulla sostenibilità al Mayor .
Il sindaco a tutta risposta sfodera il suo curriculum e le sue pubblicazioni, come a dire sono il più bravo! So come fare! E bla bla.. in una lapidaria risposta che non mi piace.

Beh! rimango sinceramente basito per tanta arroganza, mi sento tradito per aver creduto ad un Nuovo Rinascimento. Ma signori miei siamo ancora nel Medioevo più buio.
Arrogarsi a ruolo dell’unico ad avere determinati requisiti per decidere se un opera sia quella giusta o no, mi fa sinceramente incazzare. Come mi fa incazzare gli svariati like sul post, da persone anche in carica di assessore, e che prima di tale carica non avevano nulla da mettere nel curriculum.
La caduta di stile è definitiva. Il cittadino che chiede lumi si chiama Mark Bakers ed è un cosentino, agronomo con pubblicazioni e tanta esperienza, costretto a non poter contribuire alla crescita del suo territorio perché in fuga. E come dargli torto.
Come non essere dalla sua parte? A maggior ragione quando si pretende di “zittirlo” rifiutando di rispondere scientificamente, visto le pubblicazioni scientifiche che si dice d’aver scritto.
(… continua)

 

Francesco De Rose

Architetto, designer e animatore de "lacentraledellarte.org".

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